MA E' NECESSARIO AVERE GLI ANIMALI PER FARE BIODINAMICA...
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Assolutamente no. Rudolf Steiner nel corso di impulso scientifico spirituali per l'agricoltura svoltosi a Koberwitz nel giugno del 1924, esalta giustamente il ruolo di tutti gli animali e in particolare del bovino. Riporta l'attenzione sul "ciclo chiuso" dell'azienda agricola e dell'importanza di tutti i suoi componenti. Tale ciclo ovviamente è l'obiettivo da raggiungere poiché come dimostrano le realtà agricole che hanno raggiunto questa meta ciò porta all'autosufficienza dell'azienda e di conseguenza ad un'alta economicità.

Non scordiamoci che per oltre 6000 anni (a partire dal 4000 a. C.) in tutte le civiltà del mondo e in tutti e cinque i continenti l'azienda agricola era a "ciclo chiuso". E' stata l'agricoltura chimica che nei suoi 50 anni di sviluppo che ha illuso e che era possibile fare monocoltura.


Il pascolo parcellare è una delle altre tecniche cadute in disuso e riprese dai biodinamici. Gli animali sono liberi al pascolo e ogni giorno il settore in cui pascolano viene spostato quanto basta per il foraggiamento della giornata.

Il risultato è davanti agli occhi di tutti... Di fatto dobbiamo calarci nella realtà attuale ed oggi molte aziende agricole sono a conduzione familiare (molto spesso marito e moglie) per cui non sono in grado di poter tenere degli animali che richiedono una cura per 365 giorni l'anno.




In tal modo si risparmiano energie e tempo, oltre ai costi, gli animali godono di ottima salute, osservate la docilità del toro che viene accarezzato da un bambino. Durante il periodo di mucca pazza nessun allevamento biodinamico e biologico, è stato colpito da questa malattia.

Tuttavia l'azienda può creare una collaborazione con altre aziende zootecniche biodinamiche da cui può ottenere del letame per fare il compost e a cui a sua volta cede del foraggio. Non avere animali non è una condizione tale da impedire l'applicazione del metodo biodinamico di agricoltura. E' sempre meglio un terreno curato biodinamicamente piuttosto che usare diserbanti ed antiparassitari.

Alcune immagini dell'azienda Federici. Si tratta di una realtà di 300 ettari in cui vengono allevati bovini e coltivati cereali, foraggere e oliveti. 

Il fattore dell'azienda è Mino, un intraprendente ragazzo pugliese che dopo aver girato tutto il mondo lavorando sempre in aziende biodinamiche, è approdato a Roma in questa magnifica azienda che era in completo stato di abbandono e dove si coltivavano cereali con l'agricoltura chimica e al solo fine di prendere i contributi PAC.

Con il Suo arrivo, con il pieno appoggio dei proprietari, Mino ha rivoluzionato tutta l'impostazione aziendale. Innanzitutto ha messo al bando l'agricoltura chimica, ha iniziato a recuperare i pascoli e vi ha introdotto la prima mandria di 30 fattrici. 

Per la gestione dei prati Mino ha applicato la tecnica del "pascolo parcellare", tecnica usata per 6000 anni ma ritenuta superata dai sostenitori dell'agricoltura chimica, perché giustamente in quel modo ci guadagnavano gli agricoltori e non le multinazionali. 

Quindi ha realizzato tutta una serie di semplici recinzioni elettriche dividendo il pascolo in comparti e garantendo l'approvvigionamento di acqua in tutti i settori, in modo che gli animali non debbano percorrere grandi distane per abbeverarsi. 

Gli animali brucano l'erba da soli e l'unica operazione che deve eseguire ogni giorno, per la quale impiega 5 minuti, è quella di spostare il filo elettrico per dare ai bovini un nuovo settore dove potersi alimentare. Giustamente fa notare che il filo elettrico non deve essere spostato "matematicamente parlando" ma l'allevatore deve valutare, in base alla stagione e al clima, quanta superficie dare quel giorno agli animali affinché sia sufficiente per la loro alimentazione. 

Qui ritroviamo quindi quello spirito di osservazione che è importante in una gestione biodinamica, dove l'agricoltore ritorna ad essere parte attiva.



I risultati di questa gestione? Eccoli in queste due immagini. Si osservi a sinistra il medicaio del vicino che è stato sfalciato ai primi di maggio e come si presentava dopo circa 1 mese ai primi di giugno del 2003. Osservate invece a destra il medicaio biodinamico dove le vacche hanno pascolato sempre ai primi di maggio e osservate dopo circa 1 mese, quindi sempre primi di giugno, come è ricresciuta.

L'erba medica supera in altezza le ginocchia di Mino. Questo risultato è stato ottenuto senza di fatto spendere un euro a differenza invece dell'azienda confinante che oltre ai costi di gestione di stalla ci deve aggiungere anche quelli per la manodopera e le macchine per lo sfalcio dell'erba medica. Ambedue i medicai non sono irrigati. E siamo solo al primo anno di applicazione del metodo biodinamico.


Nell'azienda filari di olivi plurisecolari si alternano ai campi coltivati.

Il frumento prima della trebbiatura. Il trebbiatore non crede al fatto che sia stato possibile ottenere un frumento così bello e privo di erbacce senza aver dato alcun diserbante. Ma questa è biodinamica.



Ovviamente grande importanza rivestono i preparati biodinamici, pertanto l'azienda si è dotata dell'apposita attrezzatura per dinamizzare e spruzzare i preparati biodinamici nel più breve tempo possibile e al momento giusto. L'attrezzatura è stata realizzata dall'officina Euromeccanica di Gianni Montanari di Reggio Emilia.

Il letame viene anche utilizzato per fare il compost biodinamico e non cè concime al mondo riesce a batterlo. Il letame viene mescolato con paglia e quindi allestiti in piccoli cumuli trapezoidali e dopo aver inserito i preparati biodinamici da cululo viene ricoperto con abbondante paglia.



Fare il compost è un'arte, nei primi 15-20 giorni la temperatura raggiunge i 50 - 60 ¡C, in tal modo vengono devitalizzati i semi che sono passati indenni attraverso il rumine della vacca. Poi la temperatura lentamente scende e si iniziano a sviluppare i funghi e successivamente i microrganismi.

Dopo circa 4-6 mesi, il cumulo si è dimezzato nelle dimensioni, ma quando andiamo a prenderlo constatiamo con grande meraviglia che non è più letame ma HUMUS. Quindi, volendo può essere distribuito anche sulle colture in atto, arreca solo benefici.



Ovviamente bisogna utilizzare letame di vacche che vanno al pascolo e mangiano fieno biodinamico, allora la trasformazione del letame in humus sarà massima. Per esempio quando si fà il compost con letame proveniente da stalle intensive, nonostante si inseriscono fino a 4 volte la dose prevista dei preparati da cumulo, non si ha alcuna trasformazione impedita dall'abbondanza di antibiotici.
Quindi quando andiamo a distribuire il compost sul terreno è una irrorazione di microrganismi, di VITA, e i benefici sono massimi. Il compostaggio così fatto non crea alcun problema di inquinamento a differenza delle mega concimaie delle stalle intensive, tantè che il cumulo biodinamico potete farvelo pure sotto la finestra della camera da letto e solo il primo giorno sentirete un po' di odore gradevole, poi più nulla.
Altra prova d'esame che subisco quando in una azienda si fa per la prima volta il compost, è che in alcuni cumuli non si inseriscono i preparati biodinamici per vedere la differenza. Quando si vanno dopo diversi mesi a riprendere i cumuli, la differenza cè eccome. Nei cumuli biodinamici il processo di compostaggio è avvenuto in misura nettamente maggiore rispetto a quelli senza preparati. Provare per credere.

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